Per questa settimana, devo essere sincera, ho barato per quanto riguarda la rubrica de "Il Dolce del Venerdì". Ieri è stato il mio compleanno e come di consueto ho festeggiato con parenti e amici intimi a casa di mia mamma. Mia madre, soprattutto in queste occasioni, non si risparmia in cucina. Vi lascio immaginare quindi la grande abbuffata di ieri sera che è terminata con un "leggerissimo" Tiramisù.

Oggi quindi è uno di quei giorni post abbuffata. Avete presente quando state ancora smaltendo materialmente ma soprattutto psicologicamente il cibo ingerito come se non ci fosse un domani? Ecco oggi io e mio marito ci sentiamo più o meno così. Inoltre la pioggia incessante e il freddo che penetra nelle ossa ci ha tenuti tutta la giornata sul divano con voglia pari a 0 di fare qualsiasi cosa.

Ho pensato però di lasciarvi una ricetta di famiglia semplice e genuina. Mio marito questa settimana è rimasto a casa per la classica influenza di stagione e quando siamo a casa entrambi adoriamo fare colazione insieme con un bel dolce fatto in casa. Entrambi siamo fan della colazione, non potremmo mai pensare di saltarla, per cui a inizio settimana ho preparato il classico plum cake con yogurt.

E' una di quelle ricette di famiglia che preparo quando voglio andare sul sicuro e non ho voglia di pesare gli ingredienti in quanto lo stesso vasetto dello yogurt diventa la nostra unità di misura.


Ingredienti:

• 3 uova
• 1 yogurt
• 2 vasetti di zucchero
• 3 vasetti di farina
• 1 vasetto di olio di mais
• 1 bustina di lievito per dolci

Accendete il forno.

Iniziate sbattendo uova e zucchero. Aggiungete poi la farina, l'olio, lo yogurt e infine il lievito per dolci.

Se amate il cioccolato potete usare due vasetti e mezzo di farina e quando versate l'impasto nello stampo da plumcake lasciatene un po' meno di metà a cui aggiungerete mezzo vasetto di cacao amaro (io ci aggiungo anche le gocce di cioccolato fondente perché sono golosissima di cioccolato). Una volta amalgamato per bene il cacao amaro versate il restante impasto al centro dello stampo così da ottenere un plum cake bicolore.

Preparare questo dolce è veramente semplice, vi basteranno una decina di minuti, pochi ingredienti e nessuna bilancia.







Fatemi sapere se provate a farlo e se magari avete qualche suggerimento per personalizzarlo.

Siamo seduti su una delle panchine della maestosa piazza Venezia. Da lontano vediamo arrivare il 780.

Ci lanciamo sguardi l'un l'altro. Capiamo al volo quale sarà la nostra prossima mossa.

Ci alziamo, affrettiamo il passo. Imponiamo a noi stessi un'andatura più rapida.

Saliamo sull'autobus, per fortuna è vuoto. Prendiamo posto, sprofondiamo letteralmente nei sediolini. Siamo sommersi di buste.

Siamo stanchi, abbiamo percorso quasi 10 Km a piedi oggi. Io, peraltro, ho sonno, appoggio la testa al finestrino e cerco di dormire.

Non ci riesco, una moltitudine di luoghi scorre davanti ai miei occhi e la bellezza di quei luoghi mi tiene sveglia.

Roma mi tiene sveglia.

Il tour de force di quasi 10 Km percorsi in una massimo di 4/5 ore era per lei. Per ammirarla. Fotografarla. Amarla.

Perché non puoi farne a meno di amarla, dico.

Nella mia breve vita di "viandante" e osservatrice mai mi è capitato di posare gli occhi su una città più bella di Roma.

Perché Roma è ricca. Di storia, di fascino, di bellezza.

La corsa in autobus dura 50 minuti e ci da tutto il tempo di rifocillarci. Arriviamo al capolinea.

Di fronte a noi si erge il PalaLottomatica. Mi guardo intorno ed è tutto diverso rispetto alla sera prima.

Meno file chilometriche, meno auto, meno paninari. E forse anche meno entusiasmo.

Noi che, sole 16 ore prima, eravamo parte di quelle file chilometriche.

Aspettavamo con ansia di accomodarci all'interno del palazzetto e l'entusiasmo era tangibile. Ci scorreva dentro.

Eravamo in fila, coi biglietti alla mano. Quelli acquistati in una calda giornata di Giugno, per un pelo.

I biglietti gialli hanno un'impronta di un gatto stampata sopra e il nome dell'artista scritto in grassetto ED SHEERAN.

In meno che non si dica, siamo sedute ai nostri posti, sgranocchiando cookies e ascoltando Ryan Keen.

Ora devo essere sincera, prima di lunedì sera non avevo mai sentito nominare il suo nome, ma è stata una bella scoperta.

Canta alcuni dei suoi brani e qualche cover. Dialoga tranquillamente col pubblico, sorseggia una birra. Saluta il pubblico e se ne va.

Alle nove precise, manco un orologio svizzero, un ragazzo dai capelli rossi con camicia a quadri sale sul palco.

Neanche a dirlo, le successive due ore sono state accompagnate da numerose grida e svenimenti.

Ed si arma di chitarra, si avvicina alla pedaliera, e inizia alla grande con I'm a mess. Io e mia sorella, manco fossimo due quindicenni, abbiamo cantato fino allo sfinimento.

Finita la prima traccia il giovane ( ma veramente talentuoso) cantautore saluta il pubblico con un timido "Ciao Roma" e riprende a cantare.

Passa da un genere all'altro senza mai stancarsi, senza mai fermarsi. Suona, gestisce i cori e le basi con la pedaliera, cambia chitarra, canta e rappa con la stessa facilità, con cui noi comuni esseri umani, spalmiamo la nutella sul pane.

E' instancabile. Io e mia sorella lo guardiamo stupite.

Ovviamente ci aspettavamo fosse bravo, ma le nostre aspettative sono state assolutamente superate.

Tanto è vero che per un attimo abbiamo pensato che non fosse umano. E se Doctor Who ( l'alieno più famoso del piccolo schermo) ha due cuori, forse Ed ha un terzo polmone.

Cantiamo tutti i suoi successi: Lego House, Give me Love, A Team, le tracce di Multiply (X) e alcuni meravigliosi mash up (tra cui ho riconosciuto Superstition di Stevie Wonder e All About That Bass di Meghan Trainor).

Io aspetto con ansia Thinking Out Loud, che ho amato dal primo ascolto, quello dell'ormai lontano Giugno.

Dietro Ed ci sono schermi di medie dimensione, che trasmettono le immagini live del cantante e/o immagini e video inerenti alle canzoni.

Grazie a quegli schermi riesco a vederlo in volto.

Al primo accordo, riconosco la canzone che tanto aspettavo, e non mi vergogno ad ammettere che un po' mi sono anche emozionata sentendola cantare lì, dal vivo, da Ed ed altre 10mila persone circa.

Quando sento canzoni d'amore non riesco mai a fare a meno di chiedere a me stessa, se riescono tutti a provare dei sentimenti così forti e quindi la fortuna del cantautore/musicista/autore sia solo quella di riuscire a mettere per iscritto nero su bianco, quello che noi non riusciamo ad esprimere attraverso parole, rime o note. O se per amare davvero e così intensamente bisogna essere innanzitutto dotati di grande sensibilità e bisogna inoltre avere la fortuna di conoscere la persona giusta, il fatidico uomo perfetto.

E devo confessarvi che, per un attimo, io l'uomo perfetto l'ho intravisto quella sera. Tra quelle 10mila persone che affollavano il PalaLottomatica, lui era seduto dietro di me.

Peccato che le persone non si rivelano mai essere come noi ci aspettiamo che siano e no, non sono pazza, io in qualche modo lo conoscevo.

La nostra mente, direi contorta perlomeno, è capace di associare ad una persona doti e caratteristiche immaginarie. E la mia mente, è solita esagerare in tal senso. Non a caso rientro perfettamente nella categoria: sognatrice ad occhi aperti.

Sono ancora imbambolata di fronte al PalaLottomatica quando sento gridare il mio nome.

La mia famiglia si era già incamminata. Li raggiungo di corsa.

Arriviamo alla macchina e manco il tempo di sedermi e sentire il motore accendersi.. crollo.

Mi sveglio due ore più tardi, alla domanda di mia sorella: "Ceniamo da Starita stasera?"

Sfogliando le pagine (volanti) del mio ricettario, alla ricerca della ricetta perfetta per la nostra nuova rubrica, mi sono imbattuta in una ricetta di Misya (una delle nostre food blogger preferite) velocissima e super golosa.
Il dolce in questione è... Trullo di tamburi...
La sbriciolata alla Nutella/ crema alla gianduia/ quello che volete.
La sbriciolata per noi è l'alternativa rapida della crostata.
Si prepara in pochissimo tempo ed è difficile che qualcosa vada storto ( a meno che non facciate come la sottoscritta che per velocizzare il processo di raffreddamento, la capovolge ancora bollente. E in quel caso si che diventa una vera e propria sbriciolata).
Così mi sono infilata il grembiule e ho preparato tutto l'occorrente per iniziare ad impastare.
Sapete preparare dolci ha su di me un effetto calmante, rilassante.
Seguire passo passo una ricetta e vedere che le esatte quantità di ingredienti mescolati insieme, secondo i più disparati metodi, creando così una meravigliosa armonia di sapori, è molto gratificante per me.
Chiusa questa breve parentesi di condivisione (della serie ma a noi che ce frega) passo ad illustrarvi nel dettaglio la ricetta.

• 400 gr di farina
• 150 gr di zucchero
• 1/2 bustina di lievito
• 1 bustina di vanillina
• 100 gr di burro a tocchetti
• 2 uova
• nutella a piacere

Bisogna innanzitutto prendere il burro e lasciarlo a temperatura ambiente.
Se intendete usare la Nutella, il prossimo step è quello di scioglierla a bagnomaria.
Intanto in una ciotola unite prima tutti gli ingredienti secchi ovvero la farina, lo zucchero, il lievito (vi consiglio di setacciare il lievito) , la vanillina ed infine aggiungete il burro a tocchetti e le uova. Amalgamate l'impasto finché questo non diventa "granuloso" .
A questo punto c'è un'ultima cosa da fare: prendete uno stampo da 24 cm ricopritelo di carta da forno (bagnata e strizzata) e fate il primo strato della sbriciolata. Aggiungete la Nutella (io ce ne metto 400 - 500 gr) e ricoprite con il restante impasto sbriciolato.
Infornate a 180 gradi per una trentina di minuti circa ( finché non diventa dorata).




Come promesso, cari readers, non c'è nulla di più semplice.

Eccoci qui, di nuovo.
Come ogni mese (è ormai un appuntamento fisso) mi ritrovo munita di iPod e cuffiette per stilare la mia top 5.
La top 5 delle mie canzoni preferite.
Quelle che ho ascoltato incessantemente.
Quelle che hanno fatto riaffiorare un ricordo.
Quelle che mi hanno portato altrove, con la mente e con l'animo.
Quelle che avevo cancellato. Dimenticato.
Quelle che ascolto da pochi giorni eppure hanno già trovato un posto nel mio cuore.
Quelle che mi fanno venire la pelle d'oca.
Quelle che sono in grado di farti dimenticare dove sei. E con chi sei.
Quelle che tolgono ogni inibizione, e ti fanno cantare a squarciagola e ti fanno ballare. Finché non ti manca il fiato, finché non ti cedono le gambe.
Quelle che a distanza di anni continuano a regalare emozioni.
Chi mi conosce sa bene quanto io ami la musica. Sa il piacere che provo nello scoprire nuovi artisti e nuovi brani.
Chi mi conosce sa bene anche quanto è difficile per me scegliere solo cinque brani, un numero infinitamente piccolo rispetto alla quantità abnorme di musica che ascolto.
Le ragioni per le quali una canzone ti entra lentamente prima in testa poi nel cuore non è mai chiara. O almeno non lo è per me.
Il testo, il timbro vocale del cantante, la melodia, l'insieme di tutti gli strumenti musicali che si fondono insieme, sono tutti elementi determinanti.
Per cui mi limiterò a elencarvi i brani da me scelti, in ordine puramente casuale - poiché mi sono resa conto di non essere in grado di riuscire a stilare una classifica che segua un ordine di gradimento ( mi ritrovo a cambiare continuamente l'ordine, solo per cambiarlo ancora. E ancora) - e di riportare una parte del testo, quella che più mi ha colpito.
Senza ulteriori indugi, vi lascio alla mia top 5, sperando di leggere le vostre nei commenti.
Iron and Wine - The Trapeze Swinger
"So please remember me,
Mistakenly,
In the window of the tallest tower
Call, then pass us by
But much too high
To see the empty road at happy hour "

Arcade Fire - Rebellion (Lies)
"People say that your dreams are the only things
That save ya.
Come on baby in our dreams, we can live our misbehaviuor "

L'amore non esiste - Fabi, Silvestri, Gazzè
" L'amore non esiste..
Ma esistiamo io e te
E la nostra ribellione alla statistica
Un'abbraccio per proteggerci dal vento
L'illusione di competere col tempo.
Io non ho la religiosa accettazione della fine
Potessimo trovare altri sinonimi del bene.
L'amore non esiste, esistiamo io e te"

Ben Howard - I forget where we were
"Don't take it so seriously, no
Only time is ours, the rest we'll just wait and see
Maybe you're right, babe, maybe"

Black Keys - Tighten Up
"I wanted love, I needed love
Most of all, most of all
Someone said true love was dead
And I'm bound to fall, bound to fall for You
Oh, what can I do? "

Giovedi:
La sveglia trilla incessantemente. Fuori è ancora buio, e la voglia di alzarsi è pari a zero. Nonostante non abbia un impegno insormontabile, prendo coraggio. Alle 5 e mezza del mattino riesco ad uscire da quel cumulo di coperte e plaid che è il mio letto. La sera prima io e mia madre ci siamo accordate con papà per andare con lui a Salerno. Lui si sarebbe recato a lavoro, noi a casa di mia sorella.
L'idea era quella di fare un giro nei saldi, ma bastò un: sai Vi (sarebbe mia sorella) domenica tolgono dalla programmazione cinematografica The Imitation Game e tempo massimo dieci minuti ed eravamo al cinema munite di biglietti, occhiali da vista e mikado.
Entriamo in sala, la numero 6. Ci sono al massimo cinque persone. Tutte sparpagliate nelle ultime file.
Prendiamo posto e iniziano una carrellata di pubblicità e trailer. Adocchiamo un paio di film che ci piacerebbe vedere. Selma e La teoria del tutto.
20 minuti dopo aver preso posto inizia il film.
I 131 minuti di film volano e sono, come succede per ogni film, telefilm, concerto, spettacolo accompagnati dai commenti sottovoce di mia sorella ( inizialmente è uno strazio, poi ti abitui alla telecronaca e non puoi più farne a meno).
Il film racconta la vita del matematico Alan Turing, un uomo brillante che ha avuto la sfortuna di vivere in un mondo crudele. In un mondo che condanna la diversità. Che ha paura della diversità. Che prova a cambiarla quella diversità, non capendo quanto sia importante e preziosa.
Alan Turing salvó milioni di vite durante la seconda guerra mondiale grazie al suo intelletto. E nonostante questo fu condannato. Fu condannato perché era omosessuale. Tra la prigione e la castrazione chimica Turing scelse la seconda. La strada più ardua. La strada che lo portò al suicidio.
Il film finisce. Guardo mia sorella, abbiamo entrambe gli occhi lucidi.
Trascorriamo le successive due ore a parlare incessantemente del film, di quanto fosse bella la sceneggiatura, l'ambientazione. Di quanto fosse stata magistrale l'interpretazione di Benedict Cumberbatch ( ma avevamo pochi dubbi al riguardo. Benedict è Benedict)


Domenica:
Niente sveglia. È il week end e nel week end c'é una unica legge: niente sveglia.
Fuori piove a dirotto e fa freddo.
Decido di restare a letto e di vedere un film. Mi alzo il tempo necessario per scegliere un dvd dalla mia collezione. Scorro velocemente i titoli. Avevo già deciso nel momento esatto in cui avevo letto Dallas buyers club.
Mi armo di telecomandi e mi rimetto a letto.
Il film è bello e avvincente. La cosa che più mi ha sorpreso è stata la performance degli attori. Matthew a parte true detective lo avevo sempre visto in film commedie ma sapevo che in questo film aveva dato il meglio di se, mi aspettavo una grande performance e le mie aspettative non sono state deluse. Ma Jared Leto è stata la sorpresa. Assolutamente meraviglioso.
Entrambi hanno dovuto perdere molti kg ( 20 per Matthew e 16 Jared) per interpretare dei malati di AIDS.
Ron aka Matthew è un uomo rude, amante delle scommesse, assolutamente dipendente da alcool, droga e sesso. E per lo più è anche omofobo. Sicuramente i tanti difetti del personaggio non te lo fanno propriamente amare. Ma nel corso del film qualcosa cambia. Sarà che Ron scopre di essere malato di AIDS, sarà che incontra Rayon. Sarà che capisce di avere poco tempo. E si sa che il tempo è il peggior nemico dell'uomo. Ma cambia. Certo non diventa un santo. Ma in fin dei conti chi lo è?
Ron è un uomo dai mille vizi e pregiudizi - quelli caratteristici di un vero cowboy texano - ma riesce nel corso del film a fare a meno di qualcuno di essi.
Non voglio dilungarmi con la trama, per esperienza personale meno sapete meglio è.
Spoiler: voglio dirvi peró che secondo me il film ha la migliore conclusione possibile e con questo non intendo la storia riassunta dai titoli, ma la scena in cui lui torna a domare un toro.

Domenica sera:
Abbiamo i biglietti, già acquistati precedentemente, per lo spettacolo delle 20. Sono le 19.50 e siamo bloccati nel traffico. Al cinema c'é il caos. Totale.
Arriviamo di corsa alla biglietteria e indovinate un po'? Ancora "traffico".
Una fila pazzesca anche solo per ritirare dei biglietti. Già comprati.
Riusciamo non so come, perfettamente in orario, ad accomodarci in sala.
Il film inizia e veniamo immediatamente trasportati nel 1963 e sullo schermo compare un giovane Hawking intento a battere l'amico Bryan in una corsa in bici.
Il film in questione è La teoria del tutto.
Dopo 123 minuti interrotti da emozionanti pianti che giungevano a intervalli regolari di 20/30 min, mia sorella inizia a tormentare me e mio cognato con un solo commento ripetuto almeno cinquanta volte: che stronza.
E chi ha visto il film capisce a cosa si riferiva.
Io d'altro canto non ho potuto non apprezzare Hawking. La sua forza. Il suo intelletto. Ammiro profondamente come non si sia fatto divorare dalla malattia. Ammiro come abbia combattuto.
Nonostante una malattia che lo ha costretto a rinunciare a tanto, ha vissuto pienamente.
Si è innamorato. Più volte. Ha avuto figli. Ha continuato a fare scoperte scientifiche grandiose. Ha vinto innumerevoli premi. Ha insegnato.
E nonostante il film fosse incentrato principalmente sulla sua vita amorosa, sull'incontro e la successiva storia d'amore con -quella che sarà sua moglie -Jane, mi ha fatto vedere anche questo.
Su una cosa io e mia sorella siamo d'accordo: Eddie Redmayne ha interpretato in maniera magistrale Hawking. Tanto che temiamo che l'oscar quest'anno non spetti a Ben.
E voi readers avete visto qualche film questa settimana? Se si, quale?
Ditecelo nei commenti.

Le immagini pubblicate in questo post sono tutte tratte dalla rete internet. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'amministratrice del blog (undiarioperduesorelle@gmail.com) che provvederà a rimuoverle immediatamente.

Venerdì sera.
L'odore intenso del cioccolato ha invaso casa.
Mancano venti minuti all'inizio di Dallas Buyers Club e noi siamo già posizionati sul divano, armati di plaid sulle gambe, telecomando e muffin alla mano.
È venerdì sera e come da tradizione ho preparato un dolce.
Il - cosiddetto - dolce del venerdì: ovvero la ricompensa di una settimana di lavoro, pulizie domestiche e commissioni varie. Questo diventa un'ottima colazione per il sabato mattina ( per iniziare il week end nel migliore dei modi).
Ho pensato così che fosse carino condividere con voi la ricetta del fine settimana e di iniziare a scrivere una nuova rubrica, golosissima.
Ecco a voi, cari readers, la ricetta dei muffin al doppio cioccolato.
Le nostre ricette provengono quasi tutte dal web, eccetto quelle di famiglia che ormai si tramandano da nonna a figlia e da figlia a nipote. Quando proviamo una ricetta nuova, presa da internet, non sappiamo mai a cosa andiamo incontro. Non sappiamo se sarà un successo o un disastro. Per cui quando questa riceve l'approvazione di familiari e papille gustative, la segniamo nella nostra agenda culinaria.
Questa dei muffin al doppio cioccolato , è una di queste, ed è una ricetta di Benedetta Parodi.

• 100 gr di cioccolato fondente
• 100 gr di burro
• 100 ml di latte
• 200 gr di cioccolato fondente a scaglie
• 240 gr di farina
• 120 gr di zucchero 
• 1 bustina di lievito pan degli angeli
• 2 tuorli
• 4 albumi
• 1 pizzico di sale

Vista così può sembrare complessa ma in realtà è semplicissima.
Vi spiego brevemente il procedimento.
Fate sciogliere a bagnomaria 100 gr di cioccolato fondente, 100 gr di burro e 100 ml di latte.
Mentre questo composto si raffredda, unite in una ciotola tutte le polveri ( 240 gr di farina, 120 gr di zucchero, 1 bustina di lievito pan degli angeli). Aggiungere i due tuorli e
gli ingredienti precedentemente sciolti a bagnomaria. Con un mestolo di legno mescolate per amalgamare la parte secca con quella liquida. A questo punto aggiungete le scaglie di cioccolato, rigorosamente fondente. A questo proposito vi consigliamo di usare un cioccolato molto spesso e tagliare le scaglie in maniera grossolana così che non si sciolgano completamente in forno.
Ora manca l'ultimo passaggio: montate a neve ferma 4 albumi (se sono freddi di frigo, aggiungete un pizzico di sale) e incorporateli delicatamente dall'alto verso il basso (con un mestolo di legno o un leccapentola) all'impasto.
Infornate a 180 gradi (forno preriscaldato) per 20 o 30 minuti (dipende dal forno, voi fate la prova stecchino). Noi vi consigliamo di riempire due vasetti di acqua e di infornarli insieme ai muffin.








Vi possiamo assicurare che sono assolutamente deliziosi!
Cari readers vi auguriamo di trascorrere un magnifico week end.
Al prossimo post.

Ricordate quando da piccoli vi chiedevano: "Cosa vuoi fare da grande?"

Mentre una voce amica parla di progetti e sogni futuri, questo preciso pensiero mi si fissa nella testa.

La voce amica diventa improvvisamente il sottofondo dei miei pensieri; e un paio di ricordi riaffiorano nella mia mente.

Ricordo una me bambina, che tra i banchi di scuola, quella elementare, disegna dei modelli di abiti. Improponibili.

Allora penso tra me e me: "Ecco! Forse desideravo diventare una stilista!"

Ma il ricordo scema velocemente e la bambina che disegnava tra i banchi di scuola si ritrova catapultata in una sala, ampia ma buia, circondata da specchi. Una di quelle sale col pavimento in legno chiaro. Mi è così familiare.

Ovvio che lo è, ci ho trascorso la maggior parte della mia infanzia e adolescenza in quella scuola di danza.

"Forse allora volevo diventare una ballerina!"

Nah! Tra i miei mille difetti posso, senza alcun dubbio, affermare di avere un pregio: ero e sono sempre stata conscia dei miei limiti e delle mie capacità e ho sempre saputo di non poter diventare né l'una né l'altra.

Sapete che forse io quella domanda non me la sono posta abbastanza spesso?

E sapete qual'è la cosa grave?

Che sono diventata grande. E ancora oggi non so come rispondere a quella domanda.

Io non so chi voglio essere.

So solo cosa voglio.

Voglio vedere gli alberi di ciliegio in fiore in Giappone.

Voglio vedere il tramonto dalla cima dell'Empire State Building, a New York. E dalla cima dell'Empire voglio vedere la skyline della città colorarsi prima di arancio. Poi illuminarsi, completamente, nel buio pesto della notte.

Voglio passeggiare nella notte parigina, di fianco alla Senna, mentre in lontananza si erge in tutta la sua magnificenza la Torre Eiffel. Mentre se ne resta li ferma, immobile. E ad ogni mio passo le sue dimensione cambiano. Ad ogni mio passo diventa sempre più imponente.

Voglio nuotare in quella immensa distesa d'acqua azzurro/ghiaccio che è il mare delle Maldive.

Voglio ascoltare musica jazz, lì dove la musica jazz è nata e si è sviluppata. Nel quartiere francese di New Orleans.

Voglio vedere le cascate dell'Iguazù in Argentina, e perché no imparare anche a ballare il tango.

Voglio vedere il mondo attraverso i miei occhi e non attraverso delle foto. Che mica dietro all'obiettivo che ha immortalato quei luoghi e quegli attimi, c'erano i miei di occhi.

Voglio scoprire. Imparare.

Voglio emozionarmi, perché questa è l'unica cosa che da un senso alla vita. Le emozioni.

Voglio provare, almeno, ad essere felice. Perché io mica sono poi così convinta che la felicità sia così effimera come voleva farci credere Schopenhauer.

Voglio, anzi vorrei, condividere i miei sogni con qualcuno che amo.

Che la solitudine, si sa, non è mai stata una buona idea per me.

E mentre la mia mente divaga e viaggia, quasi fosse un' entità autonoma e indipendente, la voce amica mi riporta alla realtà.

Dall'altro capo del divano è seduta una cara amica. Ha terminato il suo discorso. Mi fissa.

Annuisco. Sorrido. Mi sento in colpa. Non ho ascoltato una parola di quello che ha detto.

Per farmi perdonare le preparo una tazza di tea.

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Sono ufficialmente nel quinto mese. La pancia inizia a crescere - direi finalmente - e io inizio a rendermi conto realmente di avere una vita che cresce dentro di me.
Sono già passate diciotto settimane dalla notte in cui scoprii di aspettare un bambino.
Ero agitatissima.
Avevo già deciso di fare il test di primo mattino ma qualcosa dentro di me mi diceva che non potevo aspettare le prime luci del sole. Qualcosa dentro di me mi diceva che in quella notte sarebbe cambiata la mia, la nostra vita.
Ricordo perfettamente le emozioni contrastanti che invadevano il mio corpo. La gioia. La paura.
Il cuore batteva all'impazzata. Adesso mi rendo conto che in quel preciso momento sono diventata mamma.
Si diventa mamma perché da quell'istante inizi a pensare a lui, al modo in cui puoi favorire la sua crescita. Forse è lì che inizi a mettere la sua vita davanti alla tua.
Dopo una serie di dubbi e paranoie nate dalla lettura di innumerevoli blog (ragazze vi prego non affidate le vostre paure al mondo del web. Le paure diventeranno incubi) finalmente, dopo la prima visita ginecologica, si raggiunge un equilibrio interiore che ci fa affrontare questo percorso in maniera serena e consapevole (più o meno).
In questo post vorrei raccontarvi la mia beauty routine giornaliera da circa quattro mesi a questa parte.
Ragazze idratate, idratate e ancora IDRATATE la vostra pelle. Con la gravidanza la pelle del corpo tende a seccarsi. Inoltre è importantissimo elasticizzarla sin dall'inizio.
Io ho l'incubo delle smagliature. In realtà sono già abbastanza fornita (regalo dei vari cambiamenti di peso) per cui il primissimo giorno mi sono fiondata al supermercato per acquistare un olio elasticizzante. Io uso quello dei Provenzali, fa parte delle linea mamma, è totalmente bio ed ha un profumo delicato e piacevole.
Lo stendo tutti i giorni su pancia e seno (lo so a volte è una vera rottura ma perdere quei cinque minuti per il massaggio é importantissimo) con la speranza che questo piccolo gesto quotidiano mi eviti le odiose smagliature. Spesso però l'uso del solo olio non basta ad idratare in modo soddisfacente la pelle per cui qualche giorno a settimana uso una crema, meglio se anche questa abbia estratti di olio di mandorle dolci, a cui aggiungo il mio olietto.
In questo modo l'idratazione è assicurata e questo momento quotidiano che dedicate a voi stesse vi farà sentire coccolate.
Cambiamenti evidenti invece ha subito la pelle del viso.
Dopo qualche settimana sono iniziati a comparire i primi brufoli, in realtà non ho mai avuto grandi problemi tanto che spesso uscivo senza mettere nemmeno il fondotinta.
Ho sempre usato un contorno occhi di sera che abbinavo alla crema notte, di giorno invece una crema leggera come base trucco.
Con la gravidanza ho dovuto intensificare l'uso di maschere, che prima in realtà usavo raramente per pigrizia. La mia viene direttamente da New York ed è la famosissima (almeno oltreoceano) MINT JULEP MASK.
Per un po' ho anche evitato di truccare il viso per permettere alla pelle di respirare.
Per fortuna con l'avanzare dei mesi la situazione è nettamente migliorata ma vi consiglio di lavare bene il viso, di esfoliare la pelle di tanto in tanto e purificarla con l'aiuto di una maschera.
Per quanto riguarda i capelli io non ho trovato grandi cambiamenti. Avevo letto in giro che questi si sarebbero rinforzati e avrebbero smesso di cadere. Nel mio caso non è andata esattamente così. I capelli sono continuati allegramente a cadere e non si sono minimamente rinforzati :(
Ogni tanto metto su una maschera, rigorosamente bio, sperando in un miracolo per i miei capelli sottili.
A favore della gravidanza posso dire che crescono più velocemente ma a me non piacciono i capelli lunghi, spesso li taglio. Quindi come non detto.
Stesso discorso per le unghie. Le mie sono sempre state forti e veloci nella crescita. Anche in questo caso quindi non ho notato cambiamenti. Posso dirvi che evito di mettere smalto perché la puzza dell'acetone e dello smalto mi da più fastidio del solito, inoltre non sono sicura sia un toccasana per il bambino.
Ragazze come si evince dal post, secondo me, bastano veramente pochi e semplici gesti per prendervi cura di voi in questo periodo così delicato nella vita di una donna.
Ovviamente la cosa più importante è l'alimentazione sana ed equilibrata per agevolare la crescita del vostro bambino, ma non sono un medico per darvi consigli in questo senso.
L'unico consiglio che mi sento di dare a tutte le donne che come me sono in attesa è prendervi cura di voi stesse almeno in questi nove mesi. Sappiamo bene dopo cosa ci aspetta. O forse no!

P.s: It's a boy! E non vedo l'ora di conoscerlo :)

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- L'odore del caffè che invade casa di primo mattino.
- Dimenticare il trascorrere del tempo quando sono immersa nella lettura.
- Gli abbracci - che se per qualcuno è solo un modo per nascondere il viso - per me, che fingo di odiarli, sono la più pura e spontanea dimostrazione d'affetto.
- Il mare. Perché "di fronte al mare, si sa, la felicità è un'idea semplice".
- Preparare dolci, e mangiarli anche, perché non importa quante calorie contengano non c'é nulla di più gustoso al mondo.
- La musica. In vinile. In digitale. Dal vivo. In tutte le sue meravigliose varianti.
- Il cinema del Giovedì. Quello in lingua originale. Quello che al massimo ospita una trentina di persone.
- I sorrisi delle persone che amo, e la gioia che ne deriva.
- Il calore del sole primaverile sulla pelle.
- L'odore della pioggia sottile a contatto con l'erba.
- Gli occhi. Che quelli non mentono mai.
- Le candele e la romantica atmosfera che creano.
- Il suono della chitarra.
- I cartoni. Della Disney, della pixar, di Miyazaki. Che non si è mai troppo grandi o vecchi per godere di questa forma d'arte.
- L'odore del bucato ancora bagnato, appena uscito dalla lavatrice.
- La pizza, rigorosamente Margherita. Altrimenti che pizza è.
- Sognare. Persone. Luoghi. Situazioni.
- L'odore dei dolci appena sfornati.
- Le fotografie. Perché catturano momenti speciali e li conservano nel tempo.
- L'odore delle pagine dei libri.
- La notte. La luna. Le stelle.
- Ammirare il cielo. Fissare le nuvole e scoprire che in quelle stesse nuvole si nascondono forme diverse. Di animali. Cose.
- Guardare i paesaggi scorrere fuori dal finestrino. Di un auto o di un treno.










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Qualora il loro uso violasse i diritti d'autore, lo si comunichi all'amministratrice del blog (undiarioperduesorelle@gmail.com) che provvederà alla loro immediata rimozione.

- Mi sono appena risvegliata da un letargo durato due giorni, l'influenza mi ha messa k.o.

- Ho bisogno di una ristrutturazione completa se stasera, agli occhi di un gruppo di 17enni e 18enni, non voglio dare l'impressione di essere la zia zitella coi baffi e i capelli che manco un cocker spaniel inglese.

- Devo rispolverare la camminata da tacco 12 se stasera voglio evitare di trovarmi col culo per terra scendendo i 12mila gradini che mi aspettano.

- Oggi, spero, saprò se sarò zia di un maschietto o di una femminuccia.
La diatriba dura ormai da 4 mesi.
Mio cognato non ha dubbi. Mia sorella è in preda ad un: è maschio o non è maschio ( manco stesse strappando ad uno ad uno i petali di una povera margherita ) oddio voglio una femmina! No forse è meglio un maschio o il papà ritenterà la sorte tra giusto 9 mesi o meno!
Io, in cuor mio , sono certa del mio pronostico.

- Ho appena finito di vedere l'ultima sfilata di Victoria's Secret.
Vedendo gli angeli sfilare ho deciso che smetterò di mangiare.
A tempo indeterminato.

- The Doctor.. Ops! Volevo dire Alec Hardy (e il suo Millahhh) è tornato.
Broadchurch is back, guys.
E io ho solo una cosa da dire: Che puntata!

- Tra meno di 20 giorni ci attende il concerto di Ed Sheeran a Roma. E vorrei solo ricordarvi che avremo dietro quasi 50 anni in due e un pancione.
Con gli esami alle porte, stiamo studiando veramente tanto.. i testi di Ed Sheeran per non farci trovare impreparate dal maestro.

- Stavo pensando a cosa mettere stasera.
Da quattro mesi a questa parte odio tutti i miei vestiti, a parte due pantaloncini oversize e passepartout ma che davvero questa sera non sono adatti.
Per mia sorella dovrei andare in pigiama e ciabatte, perché un vestitino e un tacco forse 10, comodo come solo quelli della nonna, sono troppo pericolosi per affrontare, con un appena accennato pancino, i 12 mila gradini che ci aspettano.

- Sto per andare dal ginecologo, visita di routine.
Mi guardo allo specchio. Sembro appena resuscitata, come nemmeno un Original è capace di sembrare dopo 150 anni chiuso in una bara con un pugnale nel cuore.
Decido di non truccarmi. Ci ripenso. Il ginecologo potrebbe richiedere il ricovero immediato e mio figlio potrebbe aver paura prima ancora di vedermi.




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Immaginate di essere in Canada, Toronto per la precisione.
Immaginate di essere ad una festa. Una di quelle che si tengono a casa di amici.
Immaginate di avere un migliore amico, decisamente sopra le righe.
Immaginate di avere il cuore a pezzi, di non credere più nell'amore. Perché più di una persona nella vita ti ha convinto che il vero amore non esiste. Che le relazioni non durano, non resistono al tempo e ai mutamenti dell'animo.
Cazzate!
Erano quelle persone a sbagliare! A non aver capito che ci si impegna e si lotta per costruire e mantenere in vita un rapporto.
A non capire che si l'amore è una cosa semplice, ma bisogna avere coraggio.
Bisogna avere il coraggio di farsi avanti, di esprimere i propri sentimenti, anche quando non sei certo di essere ricambiato, anche quando rischi di fare la figura dello scemo e di beccarti un due di picche.
Bisogna avere il coraggio di amare. Completamente.
Ma tutto questo Wallace (Daniel Radcliffe) ancora non lo sa.
Lo scoprirà durante una festa - quella che vi ho chiesto di immaginarvi- grazie a Chantry.
Ragazza intelligente e mai banale. Tra Wallace e Chantry è subito sintonia. Parlano la stessa lingua. Si capiscono. Sono diversi, non tra loro, ma da tutti gli altri. Ed è proprio la loro diversità che li accomuna.
Quella sera Wallace e Chantry lasciano la festa insieme. Passeggiano fino a casa. Promettono di rivedersi, si scambiano i numeri di telefono. Va veramente tutto bene, finché Chantry non menziona il suo fidanzato.
OMG! Penserete voi, la solita commedia americana!
True! Non posso dire che non lo sia.
Dall'inizio si sa già come andrà a finire. Caratteristica tipica di tutte le commedie romantiche americane.
Il film ha quindi un finale scontato ma la storia non è noiosa.
I personaggi poi, non sono per niente scontati.
Sono a modo loro particolari.
Ed è questo il motivo che mi ha spinta ad arrivare a fine film.
Devo premettere che di solito preferisco vedere film un po' più profondi. Che abbiano un messaggio. O semplicemente che ti facciano pensare. E devo anche confessare la mia immensa passione per i film dei supereroi Marvel.
Ma in questo periodo film come What If ( o The F Word) non mi dispiacciono.
Alla fine della visione ho il sorriso sulle labbra. E sono serena.
Prima di andare a dormire è esattamente quello che ci vuole.
Cos'è quindi What If in breve?
È una storia di un ragazzo e di una ragazza.
Che si incontrano così per caso. E imparano a conoscersi. Questi due ragazzi iniziano ad apprezzare la compagnia l'uno dell'altro e diventano inesorabilmente amici, complici ma infine..
Beh! Non posso spoilerarvi tutto. Se siete curiosi e avete voglia di trascorrere 1h e 30 min circa in tutta tranquillità, correte a vederlo.














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