A Week In Movies

lunedì, gennaio 19, 2015

Giovedi:
La sveglia trilla incessantemente. Fuori è ancora buio, e la voglia di alzarsi è pari a zero. Nonostante non abbia un impegno insormontabile, prendo coraggio. Alle 5 e mezza del mattino riesco ad uscire da quel cumulo di coperte e plaid che è il mio letto. La sera prima io e mia madre ci siamo accordate con papà per andare con lui a Salerno. Lui si sarebbe recato a lavoro, noi a casa di mia sorella.
L'idea era quella di fare un giro nei saldi, ma bastò un: sai Vi (sarebbe mia sorella) domenica tolgono dalla programmazione cinematografica The Imitation Game e tempo massimo dieci minuti ed eravamo al cinema munite di biglietti, occhiali da vista e mikado.
Entriamo in sala, la numero 6. Ci sono al massimo cinque persone. Tutte sparpagliate nelle ultime file.
Prendiamo posto e iniziano una carrellata di pubblicità e trailer. Adocchiamo un paio di film che ci piacerebbe vedere. Selma e La teoria del tutto.
20 minuti dopo aver preso posto inizia il film.
I 131 minuti di film volano e sono, come succede per ogni film, telefilm, concerto, spettacolo accompagnati dai commenti sottovoce di mia sorella ( inizialmente è uno strazio, poi ti abitui alla telecronaca e non puoi più farne a meno).
Il film racconta la vita del matematico Alan Turing, un uomo brillante che ha avuto la sfortuna di vivere in un mondo crudele. In un mondo che condanna la diversità. Che ha paura della diversità. Che prova a cambiarla quella diversità, non capendo quanto sia importante e preziosa.
Alan Turing salvó milioni di vite durante la seconda guerra mondiale grazie al suo intelletto. E nonostante questo fu condannato. Fu condannato perché era omosessuale. Tra la prigione e la castrazione chimica Turing scelse la seconda. La strada più ardua. La strada che lo portò al suicidio.
Il film finisce. Guardo mia sorella, abbiamo entrambe gli occhi lucidi.
Trascorriamo le successive due ore a parlare incessantemente del film, di quanto fosse bella la sceneggiatura, l'ambientazione. Di quanto fosse stata magistrale l'interpretazione di Benedict Cumberbatch ( ma avevamo pochi dubbi al riguardo. Benedict è Benedict)


Domenica:
Niente sveglia. È il week end e nel week end c'é una unica legge: niente sveglia.
Fuori piove a dirotto e fa freddo.
Decido di restare a letto e di vedere un film. Mi alzo il tempo necessario per scegliere un dvd dalla mia collezione. Scorro velocemente i titoli. Avevo già deciso nel momento esatto in cui avevo letto Dallas buyers club.
Mi armo di telecomandi e mi rimetto a letto.
Il film è bello e avvincente. La cosa che più mi ha sorpreso è stata la performance degli attori. Matthew a parte true detective lo avevo sempre visto in film commedie ma sapevo che in questo film aveva dato il meglio di se, mi aspettavo una grande performance e le mie aspettative non sono state deluse. Ma Jared Leto è stata la sorpresa. Assolutamente meraviglioso.
Entrambi hanno dovuto perdere molti kg ( 20 per Matthew e 16 Jared) per interpretare dei malati di AIDS.
Ron aka Matthew è un uomo rude, amante delle scommesse, assolutamente dipendente da alcool, droga e sesso. E per lo più è anche omofobo. Sicuramente i tanti difetti del personaggio non te lo fanno propriamente amare. Ma nel corso del film qualcosa cambia. Sarà che Ron scopre di essere malato di AIDS, sarà che incontra Rayon. Sarà che capisce di avere poco tempo. E si sa che il tempo è il peggior nemico dell'uomo. Ma cambia. Certo non diventa un santo. Ma in fin dei conti chi lo è?
Ron è un uomo dai mille vizi e pregiudizi - quelli caratteristici di un vero cowboy texano - ma riesce nel corso del film a fare a meno di qualcuno di essi.
Non voglio dilungarmi con la trama, per esperienza personale meno sapete meglio è.
Spoiler: voglio dirvi peró che secondo me il film ha la migliore conclusione possibile e con questo non intendo la storia riassunta dai titoli, ma la scena in cui lui torna a domare un toro.

Domenica sera:
Abbiamo i biglietti, già acquistati precedentemente, per lo spettacolo delle 20. Sono le 19.50 e siamo bloccati nel traffico. Al cinema c'é il caos. Totale.
Arriviamo di corsa alla biglietteria e indovinate un po'? Ancora "traffico".
Una fila pazzesca anche solo per ritirare dei biglietti. Già comprati.
Riusciamo non so come, perfettamente in orario, ad accomodarci in sala.
Il film inizia e veniamo immediatamente trasportati nel 1963 e sullo schermo compare un giovane Hawking intento a battere l'amico Bryan in una corsa in bici.
Il film in questione è La teoria del tutto.
Dopo 123 minuti interrotti da emozionanti pianti che giungevano a intervalli regolari di 20/30 min, mia sorella inizia a tormentare me e mio cognato con un solo commento ripetuto almeno cinquanta volte: che stronza.
E chi ha visto il film capisce a cosa si riferiva.
Io d'altro canto non ho potuto non apprezzare Hawking. La sua forza. Il suo intelletto. Ammiro profondamente come non si sia fatto divorare dalla malattia. Ammiro come abbia combattuto.
Nonostante una malattia che lo ha costretto a rinunciare a tanto, ha vissuto pienamente.
Si è innamorato. Più volte. Ha avuto figli. Ha continuato a fare scoperte scientifiche grandiose. Ha vinto innumerevoli premi. Ha insegnato.
E nonostante il film fosse incentrato principalmente sulla sua vita amorosa, sull'incontro e la successiva storia d'amore con -quella che sarà sua moglie -Jane, mi ha fatto vedere anche questo.
Su una cosa io e mia sorella siamo d'accordo: Eddie Redmayne ha interpretato in maniera magistrale Hawking. Tanto che temiamo che l'oscar quest'anno non spetti a Ben.
E voi readers avete visto qualche film questa settimana? Se si, quale?
Ditecelo nei commenti.










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